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Non per quote, ma per merito. Soluzioni tecnologiche alle grandi sfide del pianeta dai talenti del Premio Ingenio al Femminile

Superare il divario di genere non significa solo incentivare un diritto personale, ma dispiegare nel mondo competenze e talenti irrinunciabili per la collettività

Voci e testimonianze dalla cerimonia di premiazione del Premio Bando Tesi di Laurea Ingenio al Femminile, bandito dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri con la collaborazione di Cesop HR Consulting Company e il sostegno di varie aziende del settore STEM, tra cui il Gruppo SCAI. Nella Sala degli Ordini del Consiglio Nazionale degli Ingegneri a Roma, e tra i tanti partecipanti da remoto, si respira il desiderio di cambiamento e si moltiplicano le storie di donne determinate a trovare soluzioni tecnologiche alle grandi sfide del pianeta, in linea con gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030, programma d’azione per lo Sviluppo Sostenibile per le persone, il pianeta e la prosperità.

Si è tenuta il 15 dicembre la premiazione delle vincitrici del “Bando tesi di laurea Ingenio al femminile”, promosso dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri in favore di neolaureate autrici di brillanti tesi di laurea in ingegneria sulla sostenibilità.

Se a ispirare il premio è l’Obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030: Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze, la volontà delle protagoniste, che emerge con determinazione da questo incontro, è contribuire con le proprie capacità e il proprio percorso professionale e umano a uno sviluppo sostenibile della società.

Ingegneria al femminile e sviluppo sostenibile corrono insieme

Perché superare il divario di genere non significa solo incentivare un diritto personale, ma dispiegare nel mondo competenze e talenti irrinunciabili per la collettività: basta dare un’occhiata alle tesi di laurea delle vincitrici per rendersi conto come la ricerca e la motivazione delle ragazze laureate in ingegneria si traduca in azioni concrete che incidono sui settori più disparati per un futuro migliore per tutta la comunità: dalle proposte legate alla sostenibilità in ambito edilizio fino all’abbattimento delle emissioni di CO2 – modelli di trasporto urbano alternativo per disincentivare l’utilizzo del mezzo privato da parte dei cittadini e sistemi previsionali per gli impianti di trattamento biologico-meccanico dei rifiuti – alla salute pubblica, con applicazioni per il monitoraggio delle patologie.

Fino alle soluzioni delle vincitrici dei tre premi principali: una tesi sperimentale su un esoscheletro indossabile che opera per prevenire disturbi muscolo scheletrici negli ambiti lavorativi che prevedono movimentazione manuale dei carichi, uno studio mirato a proteggere l’ambiente dalla dispersione dei liquidi refrigeranti degli impianti di riscaldamento e a migliorare l’efficienza dei motori di automobili, e il progetto al primo posto (che la vincitrice Elisa ritira via web dal Mozambico, dove sta applicando sul campo i suoi studi): un modello di elettrificazione in grado di portare l’elettricità nelle zone più povere e prive di energia nel mondo.

Nel difficile compito di scegliere tra le tante e talentuose partecipanti, il segnale è dimostrare che ingegneria al femminile e sviluppo sostenibile corrono insieme.

Riumanizzare la scienza e la tecnologia attraverso le storie delle donne che la praticano

A inaugurare l’evento è Elena Bonetti, Ministra per le pari opportunità e la famiglia, evocando la necessità della tecnica come capacità di intuire, interpretare e dare forma al nuovo: se la figura dell’ingegnere ha un’intrinseca vocazione alle sfide, le donne STEM in particolare sono role model per costruire un mondo in cui creatività e sogni di ciascuna possono trovare pieno compimento.

Il tema non è essere tutelate come donne in un mondo in prevalenza maschile – precisa – è il mondo stesso dell’ingegneria, e la società tutta, ad avere bisogno del talento femminile. Il Ministro dichiara che la parità di genere è un asse prioritario all’interno del PNRR, non solo e non tanto come atto di equità, ma perché favorire la promozione delle carriere femminili è una scelta strategica per uno sviluppo integrato, sostenibile e completo della società; come sa bene chi studia ingegneria, con l’abitudine a confrontarsi con più variabili. “Un processo di sviluppo completo non può fare a meno dell’esperienza del femminile” – conclude la Ministra – e la scienza e la tecnologia hanno bisogno di essere riumanizzate attraverso le storie delle donne che la praticano.

Armando Zambrano e Ania Lopez, rispettivamente Presidente e Consigliere del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, raccontano la storia di Ingenio come un modo per promuovere l’ingegneria al femminile senza limitarsi a quote e differenze, incoraggiando i percorsi pratici, personali e professionali delle giovani iscritte alle facoltà STEM nel nostro paese. Contano le capacità e i talenti, non soltanto i numeri.

Donne alla guida di progetti innovativi nell’economia circolare

Il giornalista RAI Marco Frittella, autore di Italia Green, mappa delle eccellenze italiane nell’ambito dell’economia circolare, concentra il suo intervento su alcuni punti chiave: non solo sfata alcuni stereotipi sull’Italia come paese arretrato sotto il profilo ambientale, raccontando come nel nostro paese si pratichi l’economia più green d’Europa, superando tutti i target internazionali anche in ambito riciclo e coltivazioni biologiche, ma richiama l’attenzione sul dato secondo cui le aziende che hanno maggiormente investito in sostenibilità sono anche quelle con maggiore capacità di resilienza rispetto a crisi e emergenza pandemica.

Nel mio viaggio tra i green jobs sono per la maggior parte giovani donne quelle che ho incontrato alla guida di progetti innovativi” racconta Frittella. Se è vero che la maggior parte di questi progetti prendono vita tra Milano, Bergamo e Modena, due storie esemplari sottolineano come sia possibile esportare i modelli virtuosi ovunque: quella dell’architetta che ha costruito in Val d’Aosta una casa totalmente passiva, che non necessita di riscaldamento o condizionamento, utilizzando materiali di scarto riciclati; o quella delle due ragazze siciliane che studiano a Milano e fantasticano di utilizzare il residuo della lavorazione delle arance per creare tessuti.

Dalla fantasia alla pratica: il Politecnico di Milano sperimenta, la provincia di Trento dà un piccolo contributo, l’idea funziona e le due ragazze sono oggi alla guida di una florida azienda che ha sede a Catania e Rovereto e lavora per marchi internazionali, portando l’autentico significato del Made in Italy – il Mediterraneo – anche all’estero. Un modello di sviluppo ecosostenibile per eccellenza, che, ricorda la moderatrice dell’evento Paola Pierotti, va perseguito senza cadere nella trappola del greenwashing. Forse proprio il mondo dell’ingegneria e in generale della tecnologia, così pragmatico, può essere d’aiuto a ragionare in termini scientifici e a non inciampare in un facile storytelling ambientalista.

Ragazze STEM oltre gli stereotipi

Nell’intervento della sociologa Chiara Saraceno si mostra come, malgrado dei passi avanti, il divario di genere permanga all’interno delle facoltà scientifiche e del mondo delle imprese. Secondo la studiosa, sarebbe necessario lavorare per ribaltare gli stereotipi fin dall’infanzia: il percorso di studi in ingegneria è un investimento ancora oggi visto da alcune famiglie come qualcosa di troppo impegnativo. Lo stereotipo aggredisce le stesse ragazze: soltanto una su 6 decide di iscriversi a facoltà di tipo STEM, contro un ragazzo su 3.

Nonostante tutti i dati riportino che le ragazze riescono a laurearsi prima in ingegneria, con voti superiori, e a completare il percorso di studi più velocemente dei coetanei maschi – probabilmente, osserva la sociologa, anche perché particolarmente motivate nell’affrontare un mondo a prevalenza maschile – questo talento viene sprecato all’ingresso nel mercato.

Quelle STEM sono considerate tradizionalmente lauree solide, in grado di portare a offerte lavorative importanti – infatti, la minoranza di donne che si iscrive ai percorsi STEM proviene soprattutto dal centro-sud, dove si avverte maggiormente il bisogno di formarsi acquisendo competenze forti e spendibili; tuttavia, ricorda la sociologa citando alcuni dati Almalaurea, ancora oggi le ragazze STEM fanno più fatica dei coetanei maschi a trovare un impiego adeguato alla loro formazione e vengono penalizzate dal punto di vista della retribuzione.

Accanto al funzionamento degli stereotipi, dunque, che scoraggia fin da piccole le bambine e le famiglie, compare quindi l’esperienza concreta – negativa, in termini comparativi, di chi ha investito tanto e si ritrova discriminata rispetto ai suoi coetanei. Per la Saraceno sarebbe utile raggiungere le scuole medie e illustrare alle ragazze fin da bambine il valore dei percorsi scientifici, senza per questo dimenticare le competenze umanistiche, anzi, miscelandole in un’unione ideale.

Numeri del presente, idee per il futuro

Nel corso dell’evento sono stati presentati alcuni report significativi sull’universo femminile nell’ingegneria italiana, presentati da Emanuele Palumbo del Centro Studi Fondazione CNI. Un contributo che aiuta a decifrare i dati al di là delle semplici cifre, evidenziando le differenze tra specializzazioni e scelte nei percorsi di studio. Anche in questo caso si evidenzia una minoranza femminile nel totale degli immatricolati ai corsi di laurea in ingegneria, ma anche una decisa e incoraggiante presenza di donne, soprattutto nel settore civile/ambientale e scienze e tecniche dell’edilizia, oltre a un considerevole aumento del numero agli iscritti all’Albo trainato decisamente da ragazze under 35 (+ 1.197). I dati confermano che permane una certa differenza di genere nella rapidità con cui si accede al mondo del lavoro dopo la laurea e nella retribuzione (per le donne, tra il 7,6% e il 14% in meno rispetto a un collega pari grado). Come sottolineava il giornalista invitando a prestare attenzione anche alle eccellenze e ai dati positivi per il nostro paese, il divario presente in Italia non è però particolarmente evidente rispetto ad altri paesi europei, segno che la cultura delle competenze tecnologiche al femminile va incentivata ovunque. Una menzione speciale per l’ingegneria biomedica, che riscuote un grande interesse per le donne: in sala sono tra l’altro è presente il Centro Protesi Inail, con sede a Budrio e Roma, eccellenza italiana che ha reso possibile la massima performatività delle atlete italiane paraolimpiche.

Il commento di Alessandro Pivi di Cesop mostra come anche dai dati del Best employer of choice, Osservatorio che individua ogni anno le aziende più desiderate dai laureati, mostra un interesse sempre crescente di brillanti studentesse per le materie STEM e un reciproco interesse da parte delle imprese che hanno compreso da tempo l’importanza delle soft skills. Durante le due edizioni del Virtual Job Meeting STEM Girls – dedicato all’incontro tra aziende e professioniste del futuro – si sono iscritte ben 5.600 ragazze. Guido Razzano del Consiglio Nazionale Ingegneri sottolinea come anche i dati relativi alle partecipanti al Bando INGENIO – quasi tutte ragazze intorno ai 25 anni – confermino l’ottima predisposizione delle donne a percorsi tecnico-scientifici oltre ogni pregiudizio.

La conclusione è affidata a Gelsomina Vono, Vice-Presidente Commissione Lavori Pubblici Senato, che gioca sui termini “ingegno” e “ingenio”, sottolineando il valore di un premio che non è solo di merito, ma allude a progetti e prospettive future da portare avanti nel corso della vita: un augurio alle ragazze vincitrici e a quelle che saranno ispirate dai loro percorsi per sviluppare alla crescita e al miglioramento nelle sfide più importanti per il pianeta.

Approfondimenti:

CESOP intervista Gruppo SCAI per Ingenio al Femminile

Claudia Pizzato, Corporate HR Director di Gruppo SCAI, sull’adesione al progetto Ingenio al Femminile

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